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1 | secxiii.jpg | 1279 | Terremoto del 1279 | Il 30 aprile 1279 l'Appennino umbro-marchigiano fu interessato da un terremoto che precedette di poche ore un secondo evento distruttivo verificatosi nell'Appennino tosco-emiliano. Alcuni cronisti medievali hanno descritto questi eventi come un unico fenomeno abbracciante gran parte dell'Italia centrale. L'area di danneggiamento del terremoto umbro-marchigiano fu comunque ampia. Fonti coeve e attendibili attestano che due terzi degli edifici di Camerino furono distrutti mentre Cagli, Fabriano, Matelica, San Severino Marche, Cingoli, Nocera, Foligno e Spello rimasero "diroccate". Tutti i castelli (ossia insediamenti minori cinti da mura) nelle montagne tra Nocera e Camerino "patirono molti danni". Il castello di Serravalle (di Chienti) sarebbe restato sepolto da una frana, forse innescata dal terremoto. Non si hanno dati attendibili sul numero - comunque molto elevato - delle vittime né sull'estensione dell'area di risentimento, a parte il fatto che essa comprese certamente Roma. Le notizie dei terremoti del 1279 ebbero vasta eco nell'Europa centrosettentrionale: se ne trovano menzioni in cronache austriache, tedesche e polacche |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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2 | secxiv.jpg | 1328 | Terremoto del 1328 | L'area di danneggiamento del terremoto del 1 o forse del 4 dicembre 1328 comprende Norcia, dove gran parte degli edifici e le mura crollarono, Preci, Visso, S. Martino, Montesanto, Cerreto e Castel S. Giovanni, che subirono danni genericamente gravissimi. L'estensione dell'area di risentimento è imprecisata ma l'evento fu certamente avvertito a Foligno, Roma e Ripatransone, nelle Marche meridionali. Non si hanno dati attendibili sul numero - comunque molto elevato - delle vittime. Le repliche potrebbero essere proseguite per un mese |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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3 | secxiv.jpg | 1352 | Terremoto del 1352 | L'area di danneggiamento del terremoto del 25 dicembre 1352 comprese le colline a sud di Monterchi e l'alta Val Tiberina. La rocca d'Elci crollò uccidendo la guarnigione; l'abbazia di S. Giovanni di Marzano subì gravissimi danni. A Sansepolcro parte degli edifici e delle mura crollò, causando alcune vittime. Gli edifici pubblici di Città di Castello subirono danni gravi ma riparabili. La notte tra il 31 dicembre 1352 e il 1 gennaio 1353 una nuova forte scossa causò ulteriori crolli e un maggior numero di morti a Sansepolcro. Le repliche potrebbero essersi protratte per un mese. Non si hanno dati attendibili sul numero dei morti, che furono comunque molti, anche per la presenza a Sansepolcro di truppe mercenarie dei Visconti, acquartierate per l'inverno. L'estensione dell'area di risentimento è imprecisata; l'evento del 25 dicembre fu avvertito probabilmente ad Arezzo e certamente a Bologna |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Castelli et al. (1996) |
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4 | secxiv.jpg | 1389 | Terremoto del 1389 | I danni maggiori del terremoto del 18 ottobre 1389 si concentrarono nel territorio a nord-est di Città di Castello dove, oltre a un numero imprecisato di edifici isolati, crollarono i castelli (insediamenti fortificati) di Castelguelfo, Baciuccheto e Pietragialla, al confine con le Marche. Crolli e danni più o meno gravi e diffusi si ebbero a Sansepolcro, Città di Castello, Mercatello sul Metauro e Urbania. L'estensione dell'area di risentimento è imprecisata, anche se l'evento potrebbe essere stato avvertito a Gubbio e forse a Forlì. L'evento principale fu preceduto da una scossa minore il 16 ottobre e seguito da repliche fino alla seconda metà di novembre 1389 |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Castelli et al.(1996) |
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5 | secxv.jpg | 1458 | Terremoto del 1458 | Il terremoto del 26 aprile 1458 fu preceduto da parecchie scosse avvertite a Città di Castello il giorno e la notte precedenti. L'evento principale si verificò tra le 12 e le 13 ora locale, causando crolli e danni gravi a circa 400 edifici di Città di Castello (circa un terzo del totale, secondo stime coeve) e lesionando gli altri. Nel contado di Città di Castello subirono danni ville (case signorili) e villaggi imprecisati. L'area di danneggiamento comprese Sansepolcro e Montone. L'estensione dell'area di risentimento è imprecisata; le scosse furono certamente avvertite a Gubbio e a Perugia, la cui popolazione ai primi di maggio continuava a pernottare all'aperto. I morti furono da 14 a 25 a Città di Castello e "assai" nel contado. Le repliche proseguirono almeno fino al 4 maggio |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Castelli et al.(1996) |
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6 | secxv.jpg | 1479 | Una questione di confini | Sul finire del 1479, gravi contrasti sorgono infatti tra nocerini e gualdesi per questioni di confine e specialmente perché i gualdesi impedivano agli abitanti del territorio nocerino confinante con essi, cioè Gaifana e Boschetto, di trasportare alle proprie case i prodotti agricoli di quei terreni che gaifanesi e boschettani, possedevano al di là del loro confine, cioè in territorio di Gualdo. Tra i due comuni si interpose il Legato di Perugia e del Ducato di Spoleto, card. Gio.Battista Savelli, che nei primi giorni del gennaio 1480, ordinò loro di eleggere ciascuno due cittadini i quali, unitamente ai rispettivi podestà, avessero pieni poteri per comporre la difficile vertenza (…) si fissavano anzitutto, medianti termini esatti, i rispettivi confini territoriali; si stabiliva poi che così i gualdesi come i nocerini, avrebbero potuto promiscuamente esercitare il diritto di pascolo e di far legna senza pagare balzelli, su una limitata zona del territorio sia di Gualdo che di Nocera, posta ai due lati di questo confine, salvi però i beni privati. Come eccezione i nocerini avrebbero potuto far pascolare i propri armenti, nelle praterie che i privati cittadini di Nocera possedevano nel territorio di Gualdo (…) Nelle strade attraversanti il confine, nocerini e gualdesi si riservavano il diritto d’imporre tasse di pedaggio e balzelli, sui passeggeri e le merci, solo ne dovevano andare esenti i gualdesi che penetravano nel territorio di Nocera e i nocerini che passavano in quello di Gualdo (…) Ai nocerini che possedevano terreni al di là del confine, nel territorio di Gualdo, sarebbe stato lecito asportare liberamente il fruttato nel territorio di Nocera e lo stesso avrebbero potuto fare i gualdesi possessori di beni nel comune nocerino (…) Le condanne pronunziate e i processi intervenuti tra le due popolazioni, in seguito alla questione dei confini territoriali, venivano annullati con una generale amnistia. I suddetti patti si giuravano sul vangelo e si prescriveva ai contravventori la multa di mille ducati d’oro (…) |
certamente il giochino di cause ed effetti legati alle conflittualità tra zone adiacenti non si esaurisce qui |
nocerini-gualdesi |
Il Guerrieri nella sua storia di Gualdo Tadino riporta notizie di queste liti dal sec. XV fino al sec. XVIII. L’autore dedica molte pagine a queste vicende, seguendo il loro svolgersi nel periodo indicato |
i luoghi del silenzio | zuffe antiche da sempre, anche nell' orticello del vicino |
7 | secxv.jpg | 1599 | Terremoto del 1599 | L'evento del 5 novembre 1599 fu preceduto da lievi scosse avvertite a Cascia dal principio di ottobre e da una scossa che lesionò parecchi edifici il 4 novembre. Nella notte 5-6 novembre la scossa maggiore causò a Cascia il crollo di più di quaranta case, e danni gravi a tutti gli altri edifici. L'area di massimo danneggiamento comprese Cascia, Chiavano, Castel S. Giovanni, Roccatamburo, Mucciafora, Colle Giacone, Giappiedi e Maltignano. Norcia subì danni più lievi. I morti furono 8 a Cascia e 40 nel contado. L'area di risentimento comprese le Marche, parte della Romagna, Roma e L'Aquila. Numerose repliche forti ma senza danni si ebbero fino al gennaio 1600 |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: GNDT(1994) |
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8 | secxvii.jpg | 1612 | Terremoto del 1612 | Dopo la disgrazia delle coltivazioni distrutte da un gelido inverno anche le strutture murarie furono messe a dura prova da un nuovo violeto terremoto che nel 1612 fece sussultare la vallata. Guerrieri(pag 256) fa riferimento anche al fatto che anche nel 1613 le pioggie torrenziali non diedero tregua alla popolazione locale che vide straripare la pianura... | Calamità che influirono direttamente sul declino dei castelli e curiosamente compare la parola declino citata da altri riferito al seicento |
terremoto | libro di S Cioli Storia della Parrocchia dei S.S. Gregorio e Romano in Castro Collis, Comitatus Civitatis Nuceriae, Pro Loco, stampato a Roma Dicembre 1986 |
EarthQuake | |
9 | secxvii.jpg | 1656 | Super 2 nihil discit | Super 2 nihil discit ossia sulla proposta numero due non è stata presa nessuna decisione. Era il 13 Febbraio 1656 e il Comune di Nocera porta in consiglio comunale la seguente proposta, contrassegnata nell'ordine del giorno come numero due: "si vede il danno notabile che apporta a questa comunità le taglie che si pagano a quelli che ammazzano i lupi in questo territorio e perciò che risoluzione pigliare".I consiglieri trovandosi a dover scegliere tra la riduzione dei lupi e l'aggravio delle finanze, due necessità entrambi sgradevoli, non presere nessuna decisione e il cancelliere fu costretto a registrare il famoso "super 2 nihil discit" | Nelle pendici dei monti i lupi si stavano moltiplicando a tal punto che il Comune di Gualdo dovette bandire, nel 1626 e nel 1628, come aveva fatto in passato, delle cacce per contenerne il numero. Evidentemente tali misure non furono sufficienti perchè, nel 1637, Gualdo band' una nuova caccia infliggendo anche la multa di uno scudo a chi si rifiutava di intervenire. Il problema fu affrontato anche da quelli di Nocera che seguì il sistema di pagare una taglia per ogni animale ucciso. Ciò nonostante i lupi si mantennero talmente abbondanti che trenta anni dopo, venne portata in Consiglio Generale la questione |
lupi | p.31, libro di S Cioli Storia della Parrocchia dei S.S. Gregorio e Romano in Castro Collis, Comitatus Civitatis Nuceriae, Pro Loco, stampato a Roma Dicembre 1986 |
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10 | secxviii.jpg | 1700 | Corriere postale | In questi primi due anni del settecento si dovette constatare anche uno scadimento della viabilità che consentì a Perugia di togliere alla Flaminia il Corriere Postale creando una bega tra Perugia da una parte e Gualdo e Nocera dall' altra, che si protrasse per tutto il secolo |
Se le antiche divergenze con Perugia, causate dalla viabilità e dal corriere postale vedevano uniti i comuni di Nocera e di Gualdo, le due comunità erano divise da altre beghe ancora più antiche una delle quali, più volte incontrata, era causata dai terreni posseduti dagli abitanti di Boschetto, Colle e Carbonara in territorio gualdese, tutto ciò mentre si faceva pesantemente sentire l'esistenza di una guerra europea in atto che gravava sui comuni, eventi che rimandano alle cronache del Guerrieri del 1709 |
beghe PG | Pag 71 S Cioli - Storia della Parrocchia dei S.S. Gregorio e Romano in Castro Collis, Comitatus Civitatis Nuceriae, Pro Loco, stampato a Roma Dicembre 1986 |
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11 | secxviii.jpg | 1703 | Terremoto del 1703 | I terremoti del gennaio-febbraio 1703, localizzati in Umbria e Abruzzo sono per l'Italia centrale una delle più significative sequenze sismiche dell'ultimo millennio. Gli eventi maggiori si ebbero il 14 e 16 gennaio e il 2 febbraio 1703. L'evento del 14 gennaio interessò con i massimi effetti una vasta area dell'Umbria e del Lazio all'incirca compresa tra Norcia e Amatrice. Quello del 16 gennaio è meno ben conosciuto e sembrerebbe meno significativo. L'evento del 2 febbraio 1703 causò invece gravissime distruzioni tra Lazio e Abruzzo, specialmente nell'area compresa tra Antrodoco e L'Aquila e "finì di distruggere" varie località danneggiate dalle scosse precedenti. Numerosi villaggi completamente distrutti furono abbandonati. Le vittime furono circa 10000. L'estensione dell'area di risentimento non è stata affrontata in maniera sistematica, ma incluse certamente Milano, Venezia e Napoli |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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12 | secxviii.jpg | 1706 | Terremoto del 1706 | Nei primi mesi del 1706, specialmente nei giorni del 14 gennaio e 21 febbraio, l'Umbria fu scossa dal terremoto che, che nella nostra vallata, a differenza di altri paesi umbri, non fece grandi danni. Il terremoto ricomparve 23 anni dopo ai tempi di don Gerolamo Mancia | Draghi cita la parola resilienza ma qui gli Umbri di pazienza e resistenza ne devono avere avuta davvero tanta a giudicare dalle sorprese nefaste ammortizzate negli eoni |
terremoto | EarthQuake | R.Guerrieri | |
13 | secxviii.jpg | 1719 | Terremoto del 1719 | La mattina del 27 giugno 1719 una scossa di terremoto interessò Norcia e Cascia dove si aprirono ampie fenditure negli edifici nuovi, costruiti dopo i terremoti del 1703. Subirono danni abbastanza gravi l'abbazia di S. Eutizio, Preci, Saccovescio, Croce, Castelvecchio e Tuturano. Fonti di seconda mano sostengono che a Norcia ci sarebbero state alcune vittime e che l'area di danneggiamento non avrebbe compreso la pur vicina Visso. L'evento fu avvertito a Spoleto, Foligno, Perugia, Rieti e Roma. Una replica meno forte viene segnalata, la sera dello stesso giorno, da osservatori di Cascia e Perugia |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: GNDT (1994) |
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14 | secxviii.jpg | 1730 | Terremoto del 1730 | Il terremoto del 12 maggio 1730 interessò con i maggiori effetti il territorio di Norcia, dove i castelli di Onde, S. Martino, Casciolino, Castell'Innocenzo e Belvedere rimasero "adeguati al suolo". Crolli e danni abbastanza gravi si ebbero a Norcia, Campi, Ancarano Cascia. Un danneggiamento meno intenso si ebbe nella confinante area marchigiana, a Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Vallestretta, Vallinfante e Visso. L'evento fu avvertito in tutto il territorio marchigiano, fino a Pesaro, Senigallia, Macerata e Ascoli Piceno; in Umbria, almeno fino a Foligno; in Abruzzo a L'Aquila e Vasto; nel Lazio ad Amatrice e Roma. L'evento ricade in un'area interessata dai violentissimi terremoti del 1703. Per alcune località non è possibile distinguere quanto il danneggiamento attestato sia imputabile al terremoto del 1730 e quanto alle preesistenti cattive condizioni degli edifici |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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15 | secxviii.jpg | 1741 | Terremoto del 1741 | Il terremoto del 24 aprile 1741 interessò con i maggiori effetti il territorio compreso tra Serrasanquirico e Fabriano ma ebbe un'area di danneggiamento estremamente estesa (da Pesaro e Urbino a Gubbio e Perugia, da Macerata a Fermo). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che fu comunque vasta (da Udine a Roma, mentre non si hanno dati precisi sul limite di percettibilità nell'Italia meridionale). Abbastanza stranamente, non si hanno notizie precise in merito a possibili repliche |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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16 | secxviii.jpg | 1747 | Terremoto del 1747 | Quello del 17 aprile 1747 potrebbe essere il principale in una sequenza di eventi verificatisi tra il 26 gennaio e il 20 dicembre 1747 in un vasto territorio compreso tra Nocera Umbra e Senigallia. Esso causò crolli e danni abbastanza gravi nel territorio della diocesi di Nocera Umbra e nel Fabrianese (Nocera Umbra e località minori del Nocerino, Gualdo Tadino, Sigillo, Belvedere, Campodonico, Fabriano). Dopo repliche quotidiane durate un mese circa, l'attività si attenuò fino al 20 e 22 settembre 1747, quando si registrarono ulteriori danni nel Fabrianese. L'evento del 17 aprile fu avvertito ad Ancona, Fermo, Senigallia e Roma e causò almeno una vittima a Belvedere (Fabriano). Il fatto che le scosse interessassero edifici già danneggiati dal terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì certamente ad accentuare la severità degli effetti |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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17 | secxviii.jpg | 1751 | Terremoto del 1751 | L'evento del 27 luglio 1751 è il maggiore in una sequenza di scosse avvertite a partire dal marzo 1751 in una vasta area dell'Umbria e delle Marche e proseguite forse fino al luglio 1752. Esso causò danni in un'ampia area, estesa da parte umbra, fino a Città di Castello, Perugia, Assisi, Terni e da parte marchigiana fino a Cagli, Fabriano, Matelica e Montefano. Il massimo danneggiamento si ebbe in alcuni villaggi poco a sud di Gualdo Tadino (Broccaro, Busche, Voltole etc.), in cui la maggior parte delle case fu atterrata e il resto rimase inagibile. Gli estremi noti dell'area di risentimento sono Arezzo, Forlì Ancona e Roma. Il fatto che le scosse interessassero aree già danneggiate dai terremoti del 1741 e del 1747 terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì probabilmente ad accentuare la severità degli effetti |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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18 | secxviii.jpg | 1781 | Terremoto del 1781 | Il terremoto del 3 giugno 1781 è caratterizzato da due fortissime scosse verificatesi a distanza di circa 10 minuti l'una dall'altra, che interessarono con i maggiori effetti una vasta area dell'Appennino al confine tra Marche settentrionali, Umbria e Toscana. Il massimo danneggiamento si ebbe nell'area di Piobbico e Cagli. L'area compresa tra Gubbio e Fabriano fu interessata da effetti relativamente minori (dal VI al VII grado MCS). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che comprese comunque buona parte della Toscana (da Firenze a Monte Oliveto Maggiore) e della Romagna (fino a Ravenna) |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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19 | secxviii.jpg | 1789 | Terremoto del 1789 | L'area di massimo danneggiamento del terremoto del 30 settembre 1789 comprende gli insediamenti rurali situati nella pianura tra Città di Castello e Sansepolcro, specie sulla riva sinistra del Tevere (Selci, Grumale, San Giustino etc.). L'area di danneggiamento è delimitata a nord da Sansepolcro a ovest da Anghiari e Citerna, a sud da Montone. Le più dettagliate descrizioni di effetti riguardano Città di Castello, dove sembra che la tipologia di danno più grave e diffusa sia stata il crollo dei tetti, con conseguente sfondamento di volte e solai e perdita di coesione delle pareti. L'area di risentimento comprende buon parte della Toscana (Siena, Firenze, Cortona, Castiglion Fiorentino) e forse qualche località dell'interno nelle Marche settentrionali. L'evento principale era stato preceduto di circa 5 ore da una scossa avvertita a Città di Castello e Sansepolcro. Repliche sono segnalate, da Città di Castello, l'11 ottobre e nei giorni immediatamente precedenti il 31 ottobre 1789 |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Castelli et al. (1996) |
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20 | secxviii.jpg | 1791 | Terremoto del 1791 | I danni più gravi causati dal terremoto dell'11 ottobre 1791 si concentrarono nell'area montuosa ad est di Foligno, sul versante umbro della strada per Colfiorito. I villaggi di "Scopoli [...] Leggiana, Case Nuove, Volperino, Serrone, Pale, Morro, Casale, ed altri prossimi luoghi" furono particolarmente colpiti. I testimoni lasciano peraltro intendere che all'entità complessiva dei danni non furono estranee le preesistenti cattive condizioni degli edifici ("è caduto quel ch'era cadente, e rovinato, ciò ch'era già rovinoso"). La tipologia del danneggiamento è in corso di studio sulla base di perizie scoperte di recente. A Foligno, Trevi e Perugia si ebbero danni più lievi di quelli dei villaggi della montagna (sbilanciamento di muri, fenditure, distacchi di intonaco). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che comprese comunque almeno Spoleto, Tolentino e Roma |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: GNDT (1994) |
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21 | secxix.jpg | 1832 | Terremoto del 1832 | Gli eventi del 13 gennaio 1832 furono i maggiori in una sequenza di scosse che interessarono l'area di Foligno a partire dal 27 ottobre 1831. Il primo evento causò a Foligno danni di media entità (crolli di camini e volte, crepe) e fu seguito da leggere repliche nei giorni seguenti. Tali danni furono aggravati il 6 novembre 1831 da una forte scossa seguita da repliche minori. Il 13 gennaio 1832 due violentissime scosse a distanza di un quarto d'ora l'una dall'altra causarono danni in un'area compresa tra Assisi, Bevagna, Montefalco, Trevi e le montagne a est di Foligno. Le località maggiormente colpite durono Budino, Castellaccio e Scafali. I morti furono tra 40 e 50. Le repliche continuarono nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, causando talvolta nuovi danni in singole località. In particolare un evento del 13 marzo causò il crollo del tetto della già lesionata basilica di S. Maria degli Angeli |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Monachesi ed. (1987) |
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22 | secxix.jpg | 1838 | Terremoto del 1838 | I danni maggiori (crollo di molti edifici) verificatisi a seguito del terremoto della mattina del 14 febbraio 1838 si concentrarono nell'area compresa tra Sellano, Acera e Cerreto di Spoleto, e in due località situate nell'area montuosa ad est di Foligno (Verchiano e Val Lupo). A Foligno e Spoleto alcuni fabbricati in cattive condizioni subirono danni lievi. L'estensione dell'area di risentimento è sconosciuta. Varie repliche sono segnalate da Foligno durante la giornata e la notte seguenti e il 17 febbraio. Non è chiaro se debbano essere collegate a questo terremoto anche due forti scosse avvertite senza danni a Spoleto il 5 gennaio 1838 |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Conversini et al. (1990) |
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23 | secxix.jpg | 1859 | Terremoto del 1859 | Il terremoto del 22 agosto 1859 iniziò con lievi scosse avvertite per alcuni giorni a Norcia senza causare preoccupazione. L'evento principale si verificò tra le 13.15 e le 13.30 ora locale del 22 agosto. I danni più gravi si ebbero a Norcia e nelle vicine Campi, Casali di Serravalle e Capo del Colle. Danni più lievi subirono Abeto, Todiano, Ancarano, Frascaro e Visso. A Norcia circa metà degli edifici crollò e gli altri subirono danni gravi e crolli parziali soprattutto nei piani superiori. Furono particolarmente colpiti i rioni posti "sul pendio della collina verso levante e ponente" e i pochi edifici moderni - generalmente più alti della media di 6/10 m - che furono "tutti atterrati". Morirono 101 persone. L'area di risentimento si estese da Roma a Pesaro e Camerino. Le repliche proseguirono "quasi quotidianamente per circa un anno" e ce ne furono di forti a metà novembre 1859 e nel maggio 1860 |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: GNDT (1994) |
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24 | secxix.jpg | 1917 | Terremoto del 1917 | L'Alta Valtiberina fu interessata da una serie di scosse la mattina del 26 aprile 1917. La più violenta - alle ore 10:36' - rese inabitabili il 90% delle case di Monterchi con la morte di 23 persone; i feriti furono 35. Una situazione analoga si registrò a Petretolo, Citerna, Lippiano, Lugnano, Monte Santa Maria Tiberina e Padonchia. Sansepolcro fu danneggiata gravemente mentre danni meno gravi si ebbero a Selci, Anghiari, Città di Castello, Umbertide, Montone e San Giustino. Morti e feriti furono relativamente pochi, perchè la gran parte della popolazione era all'aperto, allarmata dalle scosse precedenti. L'evento fu avvertito in numerose località umbre, marchigiane, toscane e romagnole.All'evento principale seguirono numerose repliche, che seguitarono ad essere avvertite per una decina di giorni. Una di queste, il 27 aprile, produsse nuovi danni agli edifici già colpiti |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Castelli et al. (1996) |
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25 | secxix.jpg | 1979 | Terremoto del 1979 | Il terremoto del 19 settembre 1979 colpì gravemente alcune piccole località montane della Valnerina (Civita, Chiavano, Castel Santa Maria e Trimezzo). I danni più gravi riguardarono gli edifici di antica o carente costruzione che subirono lo scollamento di pareti esterne il collasso di pareti interne e fessure alle giunzioni con il tetto. Gli edifici in cemento armato subirono solo in pochi casi danni lievi. Si ebbero alcuni morti e alcune decin e di feriti. L'area di danno medio grave si estese tra Leonessa, Accumoli, Visso, Sellano e Poggiodomo. A Norcia si ebbero alcuni crolli parziali e danni a moltissimi edifici; a Cascia molte case furono danneggiate anche gravemente, e si ebbero alcuni crolli parziali. L'evento fu avvertito in numerose località umbre, marchigiane, abruzzesi e laziali, e fu seguito da numerose repliche |
Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici |
terremoto |
studio di riferimento: Spadea et al. (1981) |