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chiesa S M Arcangelo

Una ex maestà convertita in chiesa con affreschi bellissimi, pressoché sconosciuta. La chiesa di San Michele Arcangelo sorge su un panoramico piccolo pianoro a mezza costa sul Colle Cervaia e domina il sottostante abitato della frazione di Colsantangelo e la vallata che si estende da Salmata a Rigali. All’epoca del rilevamento del catasto piano (1820 ca.) aveva una dimensione molto maggiore di quella attuale, come è documentato da una vecchia mappa e dai resti delle fondamenta dei muri perimetrali. Più difficile stabilire le origini: il muretto a semicerchio che funge da sedile nel coro, parzialmente inglobato nella struttura portante dell’abside, le tombe scoperte sulla sinistra della chiesetta, identiche a quelle del Sasso, l’orientamento est-ovest, sia della chiesa sia delle tombe, le “pietre romane” nella parte più vecchia della costruzione, fanno pensare ad una primitiva fabbrica pagana (tempietto) dalla quale nel corso dei secoli, attraverso successivi ampliamenti e rifacimenti, si è giunti all’attuale struttura. La chiesa di S. Angelo, riduzione popolare del nome S. Michele Arcangelo, rimanda ad una fondazione legata alla cultura dei Longobardi di cui l’arcangelo era protettore. Nell’attuale località di Colsantangelo la chiesa e il suo titolare hanno dato il nome al paese stesso. Nell’antichità veniva chiamata “Ecclesia sancti Angeli de Gayfana” come risulta nelle Rationes Decimarum degli anni 1333-1334, che sono i documenti più antichi oggi consultabili relativi alla chiesa, dove ai numeri 3993, 4199, 4261, 4466, appare pagante la decima papale con il nome sopraddetto. In seguito alla fondazione del castello di Boschetto (anno 1305) S. Angelo, Balìa del comune di Nocera, perse importanza e la Parrocchia fu unita a Boschetto. Nelle visite pastorali dei vescovi di Nocera, è ancora riconosciuta come parrocchiale, possiede il Fonte Battesimale, in essa si conservano l’Eucarestia e gli Oli Santi. II nome non è più S. Angelo di Gaifana, ma S. Angelo “de Castro Boschetto” e più comunemente “S. Angelo della Balìa di S.Angelo“. La visita apostolica del 1573 dice : “ fabrica, paramentis,ornamentis,ceterisque pro divino officio requisit, tolerabilis est reperta ( A.D.N.G. Visite pastorali, palch. V. 3 cart. 15u )”. Così nei secoli XVI-XVII, confermano gli altri vescovi visitatori, rilevando via via interventi da fare per mantenerla in buono stato. A riguardo, poi, dell’anno, non noto, in cui la parrocchia di S. Angelo fu unita a quella di Boschetto, riportiamo due brani tratti da opere storiche abbastanza recenti, da essi emerge che chiesa S. Angelo non perse mai il titolo e la prerogativa di chiesa parrocchiale. Dice il Guerrieri a riguardo della Chiesa di San Nicolò nel villaggio Boschetto: “La Chiesa attuale… non può essere posteriore al XV secolo ma della stessa non abbiamo notizie, prima della metà del Cinquecento“. In tale epoca, era già sede di Parrocchia, unita però alla prossima Chiesa Parrocchiale di S. Angelo nel territorio di Nocera. Le due Chiese avevano un unico Rettore, che…” celebrava di Domenica alternativamente nelle due Chiese; negli altri giorni festivi, o nell’una o nell’altra a suo piacimento“. In un’altra perspicace ricerca storica, ancor più attuale, che non manca di sottolineare l’importanza del fonte battesimale, si legge:” Un’altra importante parrocchia… era quella di Boschetto che possedeva l’unico fonte battesimale di tutta la zona… Nel 1635 il parroco di Boschetto, don Giovanni Maria Loppario, inaugurò un nuovo registro dei battesimi sul frontespizio del quale annotò che si trattava del secondo libro della nuova parrocchia nata dalla fusione delle due chiese di S. Angelo e di S. Nicola“. E’ verosimile, quindi, datare la fusione delle parrocchie di S. Angelo e di S. Nicola intorno al 1600, in osservanza delle direttive del Concilio di Trento (1545-63), tenuto anche conto che in tale periodo (1610) fu attuata un’operazione simile per le contigue parrocchie di S. Gregorio e di S. Romano in Colle. Nei secoli XV, XVI e XVII la chiesa di S. Angelo fu decorata con numerosi affreschi sia nell’abside sia sulle arcate laterali; ma purtroppo attualmente resta ben poco, se non nella memoria e nella documentazione fotografica, a causa dell’azione demolitrice degli agenti atmosferici, dopo il crollo del tetto. Il vescovo Borgia, i1 22/10/1719, la descrive con le seguenti espresssioni : “ in capacitate sufficiens,tota sub nudo tecto, in tribus vanibus distincta quarum medium maior, alii vero minores; Habet parietes incrustatos et dealbatos, pavimentum lateritium et campanile cum unica campana, cum retro altare adsit quoque locus inserviens pro choro et sacristia; altare unicum vidit sancto Micheli Arcangelo dicatum, in mensa lapide sacro, tegumentis et ornamentis ad congruentiam sub baldachino dispositum; ad dexteram ingressus ecclesiae in angulo vidit sacrum fontem baptismalem cuius aqua lustralis asservatur in catino testaceo, intus pelvim lapideam, teguento piramidali ligneo, clave clauso, coopertam una cum sacris oleis intus vascula argentea ac sacrario contiguo; omnia ad congruentiam” (A.D.N.G., Visite Pastorali, palch. 111, 9, cari. 787-788). Nei secoli più vicini a noi si continuò nell’ordinaria amministrazione fino a qualche decennio fa, quando, per varie ragioni economiche e sociali, la chiesa è andata sempre più deperendo nella struttura. Fortunatamente oggi la chiesa è stata ristrutturata e si presenta in buono stato di conservazione. Fino agli inizi degli anni 70 sui muri della chiesetta erano incastonate due pietre, ciascuna recante scolpita una croce, l’una posta al di sopra della porta d’ingresso e l’altra a chiudere la finestrella di sinistra dell’abside. Queste pietre furono asportate e murate, ai lati della porta della Chiesa di San Giovanni di Boschetto, insieme alla pietra dell’altare, quando sembrava che la chiesa di S. Angelo fosse destinata all’abbandono. Successivamente furono di nuovo riportate nella chiesa attuale dopo che è stata restaurata. Ora si trovano accantonate sul pavimento della chiesa in attesa di una definitiva collocazione. La pietra di colore più grigio, ha chiaramente la forma di chiave di volta di un arco gotico e sulla faccia ha scolpita una croce, mentre sulla seconda pietra di colore bianco, appare un’altra croce di pregevole fattura, e sul retro presenta una classica treccia bizantino – longobarda, il che dimostra una sovrapposizione di culture riconducibili al periodo paleocristiano su una realtà preesistente.