Cronologia Dinamica
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1703 Terremoto del 1703

I terremoti del gennaio-febbraio 1703, localizzati in Umbria e Abruzzo sono per l'Italia centrale una delle più significative sequenze sismiche dell'ultimo millennio. Gli eventi maggiori si ebbero il 14 e 16 gennaio e il 2 febbraio 1703. L'evento del 14 gennaio interessò con i massimi effetti una vasta area dell'Umbria e del Lazio all'incirca compresa tra Norcia e Amatrice. Quello del 16 gennaio è meno ben conosciuto e sembrerebbe meno significativo. L'evento del 2 febbraio 1703 causò invece gravissime distruzioni tra Lazio e Abruzzo, specialmente nell'area compresa tra Antrodoco e L'Aquila e "finì di distruggere" varie località danneggiate dalle scosse precedenti. Numerosi villaggi completamente distrutti furono abbandonati. Le vittime furono circa 10000. L'estensione dell'area di risentimento non è stata affrontata in maniera sistematica, ma incluse certamente Milano, Venezia e Napoli

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1706 Terremoto del 1706

Nei primi mesi del 1706, specialmente nei giorni del 14 gennaio e 21 febbraio, l'Umbria fu scossa dal terremoto che, che nella nostra vallata, a differenza di altri paesi umbri, non fece grandi danni. Il terremoto ricomparve 23 anni dopo ai tempi di don Gerolamo Mancia

Draghi cita la parola resilienza ma qui gli Umbri di pazienza e resistenza ne devono avere avuta davvero tanta a giudicare dalle sorprese nefaste ammortizzate negli eoni

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R.Guerrieri

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1719 Terremoto del 1719

La mattina del 27 giugno 1719 una scossa di terremoto interessò Norcia e Cascia dove si aprirono ampie fenditure negli edifici nuovi, costruiti dopo i terremoti del 1703. Subirono danni abbastanza gravi l'abbazia di S. Eutizio, Preci, Saccovescio, Croce, Castelvecchio e Tuturano. Fonti di seconda mano sostengono che a Norcia ci sarebbero state alcune vittime e che l'area di danneggiamento non avrebbe compreso la pur vicina Visso. L'evento fu avvertito a Spoleto, Foligno, Perugia, Rieti e Roma. Una replica meno forte viene segnalata, la sera dello stesso giorno, da osservatori di Cascia e Perugia

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: GNDT (1994)

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1730 Terremoto del 1730

Il terremoto del 12 maggio 1730 interessò con i maggiori effetti il territorio di Norcia, dove i castelli di Onde, S. Martino, Casciolino, Castell'Innocenzo e Belvedere rimasero "adeguati al suolo". Crolli e danni abbastanza gravi si ebbero a Norcia, Campi, Ancarano Cascia. Un danneggiamento meno intenso si ebbe nella confinante area marchigiana, a Castelsantangelo sul Nera, Ussita, Vallestretta, Vallinfante e Visso. L'evento fu avvertito in tutto il territorio marchigiano, fino a Pesaro, Senigallia, Macerata e Ascoli Piceno; in Umbria, almeno fino a Foligno; in Abruzzo a L'Aquila e Vasto; nel Lazio ad Amatrice e Roma. L'evento ricade in un'area interessata dai violentissimi terremoti del 1703. Per alcune località non è possibile distinguere quanto il danneggiamento attestato sia imputabile al terremoto del 1730 e quanto alle preesistenti cattive condizioni degli edifici

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1741 Terremoto del 1741

Il terremoto del 24 aprile 1741 interessò con i maggiori effetti il territorio compreso tra Serrasanquirico e Fabriano ma ebbe un'area di danneggiamento estremamente estesa (da Pesaro e Urbino a Gubbio e Perugia, da Macerata a Fermo). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che fu comunque vasta (da Udine a Roma, mentre non si hanno dati precisi sul limite di percettibilità nell'Italia meridionale). Abbastanza stranamente, non si hanno notizie precise in merito a possibili repliche

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1747 Terremoto del 1747

Quello del 17 aprile 1747 potrebbe essere il principale in una sequenza di eventi verificatisi tra il 26 gennaio e il 20 dicembre 1747 in un vasto territorio compreso tra Nocera Umbra e Senigallia. Esso causò crolli e danni abbastanza gravi nel territorio della diocesi di Nocera Umbra e nel Fabrianese (Nocera Umbra e località minori del Nocerino, Gualdo Tadino, Sigillo, Belvedere, Campodonico, Fabriano). Dopo repliche quotidiane durate un mese circa, l'attività si attenuò fino al 20 e 22 settembre 1747, quando si registrarono ulteriori danni nel Fabrianese. L'evento del 17 aprile fu avvertito ad Ancona, Fermo, Senigallia e Roma e causò almeno una vittima a Belvedere (Fabriano). Il fatto che le scosse interessassero edifici già danneggiati dal terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì certamente ad accentuare la severità degli effetti

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1751 Terremoto del 1751

L'evento del 27 luglio 1751 è il maggiore in una sequenza di scosse avvertite a partire dal marzo 1751 in una vasta area dell'Umbria e delle Marche e proseguite forse fino al luglio 1752. Esso causò danni in un'ampia area, estesa da parte umbra, fino a Città di Castello, Perugia, Assisi, Terni e da parte marchigiana fino a Cagli, Fabriano, Matelica e Montefano. Il massimo danneggiamento si ebbe in alcuni villaggi poco a sud di Gualdo Tadino (Broccaro, Busche, Voltole etc.), in cui la maggior parte delle case fu atterrata e il resto rimase inagibile. Gli estremi noti dell'area di risentimento sono Arezzo, Forlì Ancona e Roma. Il fatto che le scosse interessassero aree già danneggiate dai terremoti del 1741 e del 1747 terremoto `fabrianese' del 1741, contribuì probabilmente ad accentuare la severità degli effetti

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1781 Terremoto del 1781

Il terremoto del 3 giugno 1781 è caratterizzato da due fortissime scosse verificatesi a distanza di circa 10 minuti l'una dall'altra, che interessarono con i maggiori effetti una vasta area dell'Appennino al confine tra Marche settentrionali, Umbria e Toscana. Il massimo danneggiamento si ebbe nell'area di Piobbico e Cagli. L'area compresa tra Gubbio e Fabriano fu interessata da effetti relativamente minori (dal VI al VII grado MCS). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che comprese comunque buona parte della Toscana (da Firenze a Monte Oliveto Maggiore) e della Romagna (fino a Ravenna)

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1789 Terremoto del 1789

L'area di massimo danneggiamento del terremoto del 30 settembre 1789 comprende gli insediamenti rurali situati nella pianura tra Città di Castello e Sansepolcro, specie sulla riva sinistra del Tevere (Selci, Grumale, San Giustino etc.). L'area di danneggiamento è delimitata a nord da Sansepolcro a ovest da Anghiari e Citerna, a sud da Montone. Le più dettagliate descrizioni di effetti riguardano Città di Castello, dove sembra che la tipologia di danno più grave e diffusa sia stata il crollo dei tetti, con conseguente sfondamento di volte e solai e perdita di coesione delle pareti. L'area di risentimento comprende buon parte della Toscana (Siena, Firenze, Cortona, Castiglion Fiorentino) e forse qualche località dell'interno nelle Marche settentrionali. L'evento principale era stato preceduto di circa 5 ore da una scossa avvertita a Città di Castello e Sansepolcro. Repliche sono segnalate, da Città di Castello, l'11 ottobre e nei giorni immediatamente precedenti il 31 ottobre 1789

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Castelli et al. (1996)

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1791 Terremoto del 1791

I danni più gravi causati dal terremoto dell'11 ottobre 1791 si concentrarono nell'area montuosa ad est di Foligno, sul versante umbro della strada per Colfiorito. I villaggi di "Scopoli [...] Leggiana, Case Nuove, Volperino, Serrone, Pale, Morro, Casale, ed altri prossimi luoghi" furono particolarmente colpiti. I testimoni lasciano peraltro intendere che all'entità complessiva dei danni non furono estranee le preesistenti cattive condizioni degli edifici ("è caduto quel ch'era cadente, e rovinato, ciò ch'era già rovinoso"). La tipologia del danneggiamento è in corso di studio sulla base di perizie scoperte di recente. A Foligno, Trevi e Perugia si ebbero danni più lievi di quelli dei villaggi della montagna (sbilanciamento di muri, fenditure, distacchi di intonaco). Si dispone di pochi dati sull'estensione dell'area di risentimento, che comprese comunque almeno Spoleto, Tolentino e Roma

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studio di riferimento: GNDT (1994)

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1830 Nascita di Nazareno Guglielmi in arte brigante Cinicchia

Nazzareno (o Nazareno) Guglielmi, detto Cinicchia (Assisi, 30 gennaio 1830 – Buenos Aires, post 1901), è stato un brigante italiano, tra i più famosi dell'Umbria e delle Marche.

Primo degli otto figli del bracciante agricolo Giovanni, il soprannome lo ereditò da un avo, basso di statura ma particolarmente violento. Durante l'infanzia e la prima adolescenza seguì il padre nei campi, poi cominciò a praticare il mestiere di muratore, e nel 1854 si sposò con una tale Teresa dalla quale ebbe una figlia, Maria. Il temperamento violento ed irascibile, unito alla tremenda povertà dilagante in quegli anni e in quelle zone, lo portarono ben presto ad una vita fuorilegge. Si tramanda che nel novembre 1857 venne arrestato una prima volta per furto, ad Assisi (pare che chiese il permesso di salutare prima la madre e le morse un orecchio rimproverandola di non averlo corretto in tempo), ma il 20 aprile 1859, riuscì a fuggire ed a darsi alla macchia, facendo nascere così "il mito nero del brigante Cinicchia", che - come afferma lo storico Parrini - "fu temuto dai ricchi e amato dai poveri che spesso finiva con l'aiutare"

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Il dotto e patriota fabrianese Oreste Marcoaldi scrive: "Cinicchia è un gentiluomo, ruba almeno danaro a chi ne ha, esponendo la infame sua pelle". Si dice che la sua vendetta fosse spietata. Un giorno infatti, allorché i gendarmi pontifici arrestarono la moglie Teresa e la tradussero nel carcere di Perugia, il Cinicchia si vestì da gentiluomo e, raggiunto un noto caffè borghese, minacciò i presenti di incendiare mezza città se la consorte non fosse stata liberata. Al Cinicchia vengono attribuiti numerosi delitti tra Marche ed Umbria, in quella che era parte dello Stato Pontificio

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1832 Terremoto del 1832

Gli eventi del 13 gennaio 1832 furono i maggiori in una sequenza di scosse che interessarono l'area di Foligno a partire dal 27 ottobre 1831. Il primo evento causò a Foligno danni di media entità (crolli di camini e volte, crepe) e fu seguito da leggere repliche nei giorni seguenti. Tali danni furono aggravati il 6 novembre 1831 da una forte scossa seguita da repliche minori. Il 13 gennaio 1832 due violentissime scosse a distanza di un quarto d'ora l'una dall'altra causarono danni in un'area compresa tra Assisi, Bevagna, Montefalco, Trevi e le montagne a est di Foligno. Le località maggiormente colpite durono Budino, Castellaccio e Scafali. I morti furono tra 40 e 50. Le repliche continuarono nei mesi di gennaio, febbraio e marzo, causando talvolta nuovi danni in singole località. In particolare un evento del 13 marzo causò il crollo del tetto della già lesionata basilica di S. Maria degli Angeli

Umbria, falda strategica per gli assestamenti geofisici

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studio di riferimento: Monachesi ed. (1987)

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1838 Terremoto del 1838

I danni maggiori (crollo di molti edifici) verificatisi a seguito del terremoto della mattina del 14 febbraio 1838 si concentrarono nell'area compresa tra Sellano, Acera e Cerreto di Spoleto, e in due località situate nell'area montuosa ad est di Foligno (Verchiano e Val Lupo). A Foligno e Spoleto alcuni fabbricati in cattive condizioni subirono danni lievi. L'estensione dell'area di risentimento è sconosciuta. Varie repliche sono segnalate da Foligno durante la giornata e la notte seguenti e il 17 febbraio. Non è chiaro se debbano essere collegate a questo terremoto anche due forti scosse avvertite senza danni a Spoleto il 5 gennaio 1838

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studio di riferimento: Conversini et al. (1990)

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1859 Terremoto del 1859

Il terremoto del 22 agosto 1859 iniziò con lievi scosse avvertite per alcuni giorni a Norcia senza causare preoccupazione. L'evento principale si verificò tra le 13.15 e le 13.30 ora locale del 22 agosto. I danni più gravi si ebbero a Norcia e nelle vicine Campi, Casali di Serravalle e Capo del Colle. Danni più lievi subirono Abeto, Todiano, Ancarano, Frascaro e Visso. A Norcia circa metà degli edifici crollò e gli altri subirono danni gravi e crolli parziali soprattutto nei piani superiori. Furono particolarmente colpiti i rioni posti "sul pendio della collina verso levante e ponente" e i pochi edifici moderni - generalmente più alti della media di 6/10 m - che furono "tutti atterrati". Morirono 101 persone. L'area di risentimento si estese da Roma a Pesaro e Camerino. Le repliche proseguirono "quasi quotidianamente per circa un anno" e ce ne furono di forti a metà novembre 1859 e nel maggio 1860

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studio di riferimento: GNDT (1994)

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1917 Terremoto del 1917

L'Alta Valtiberina fu interessata da una serie di scosse la mattina del 26 aprile 1917. La più violenta - alle ore 10:36' - rese inabitabili il 90% delle case di Monterchi con la morte di 23 persone; i feriti furono 35. Una situazione analoga si registrò a Petretolo, Citerna, Lippiano, Lugnano, Monte Santa Maria Tiberina e Padonchia. Sansepolcro fu danneggiata gravemente mentre danni meno gravi si ebbero a Selci, Anghiari, Città di Castello, Umbertide, Montone e San Giustino. Morti e feriti furono relativamente pochi, perchè la gran parte della popolazione era all'aperto, allarmata dalle scosse precedenti. L'evento fu avvertito in numerose località umbre, marchigiane, toscane e romagnole.All'evento principale seguirono numerose repliche, che seguitarono ad essere avvertite per una decina di giorni. Una di queste, il 27 aprile, produsse nuovi danni agli edifici già colpiti

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studio di riferimento: Castelli et al. (1996)

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1979 Terremoto del 1979

Il terremoto del 19 settembre 1979 colpì gravemente alcune piccole località montane della Valnerina (Civita, Chiavano, Castel Santa Maria e Trimezzo). I danni più gravi riguardarono gli edifici di antica o carente costruzione che subirono lo scollamento di pareti esterne il collasso di pareti interne e fessure alle giunzioni con il tetto. Gli edifici in cemento armato subirono solo in pochi casi danni lievi. Si ebbero alcuni morti e alcune decin e di feriti. L'area di danno medio grave si estese tra Leonessa, Accumoli, Visso, Sellano e Poggiodomo. A Norcia si ebbero alcuni crolli parziali e danni a moltissimi edifici; a Cascia molte case furono danneggiate anche gravemente, e si ebbero alcuni crolli parziali. L'evento fu avvertito in numerose località umbre, marchigiane, abruzzesi e laziali, e fu seguito da numerose repliche

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studio di riferimento: Spadea et al. (1981)

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Nel settembre 1997, un terremoto del 6º grado Richter, con epicentro nel segmento Colfiorito-Nocera, ha reso completamente inabitabile l'antico centro storico, causando l'esodo degli abitanti e delle attività commerciali, sia in altre zone del comune, sia nelle vicine città della Valle Umbra Sud. Le notevoli dimensioni del centro storico di Nocera e l'importanza del patrimonio artistico e monumentale presente nell'area, hanno allungato i tempi di riparazione e restauro, che in alcuni casi si sono protratti fino al biennio 2015/2016, a quasi vent'anni di distanza dagli sconvolgimenti sismici del 1997. Solo allora sono stati definitivamente completati i lavori di ripristino del capoluogo comunale e di quelle frazioni che più avevano riportato danni e distruzioni a causa del sisma

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2009 Terremoto dell' Aquila 2009

Col nome di terremoto dell'Aquila del 2009 si intende una serie di eventi sismici, iniziati nel dicembre 2008 e terminati nel 2012, con epicentri nell'intera area della città, della conca aquilana e di parte della provincia dell'Aquila (bassa Valle dell'Aterno, Monti della Laga e Monti dell'Alto Aterno). Il nome si riferisce principalmente alla scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, che ha avuto una magnitudo momento (Mw) pari a 6,3 (5,8 o 5,9 sulla scala della magnitudo locale), con epicentro nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, Genzano di Sassa e Collefracido (località Colle Miruci a Roio), interessando in misura variabile buona parte dell'Italia Centrale. A evento concluso, il bilancio definitivo è di 309 vittime, oltre 1.600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati

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2016 Terremoto del Centro Italia del 2016 e del 2017

Gli eventi sismici del Centro Italia del 2016 e 2017, definiti dall'INGV sequenza sismica Amatrice-Norcia-Visso, hanno avuto inizio ad agosto 2016 con epicentri situati tra l'alta valle del Tronto, i Monti Sibillini, i Monti della Laga e i Monti dell'Alto Aterno. La prima forte scossa si è avuta il 24 agosto 2016, alle ore 3:36 e ha avuto una magnitudo di 6.0, con epicentro situato lungo la Valle del Tronto, tra i comuni di Accumoli (RI) e Arquata del Tronto (AP). Due potenti repliche sono avvenute il 26 ottobre 2016 con epicentri al confine umbro-marchigiano, tra i comuni della provincia di Macerata di Visso, Ussita e Castelsantangelo sul Nera (la prima scossa alle 19:11 con magnitudo 5.4 e la seconda alle 21:18 con magnitudo 5.9). Il 30 ottobre 2016 è stata registrata la scossa più forte, di magnitudo momento 6.5 con epicentro tra i comuni di Norcia e Preci, in provincia di Perugia. Il 18 gennaio 2017 è avvenuta una nuova sequenza di quattro forti scosse di magnitudo superiore a 5, con massima pari a 5.5 ed epicentri localizzati tra i comuni aquilani di Montereale, Capitignano e Cagnano Amiterno. Questo insieme di eventi provocò in tutto circa 41 000 sfollati, 388 feriti e 303 morti, dei quali 3 morirono per via indiretta (causa infarto per lo spavento).

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