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Posted by Umbriaway Consulting on 2017-09-11

Castello di Boschetto

Il castello è completamente crollato e coperto dalla vegetazione, resta ancora visibile un locale voltato a botte con feritoie semi-sommerso dai detriti. Troviamo varie denominazioni del castello a seconda dei periodi storici: Buschectus (1304) – Buschictus (1437) – Buschiptus (1502) – Buschittus (1508) – Boschettus (1535). Il castello, il cui toponimo dal chiaro significato di luogo ricco di vegetazione, è diminutivo di bosco dal latino tardo “buscus”, è ubicato sul crinale di un piccolo colle posto all’imbocco dell’omonima valle. Ai suoi piedi sorge l’attuale frazione Boschetto che si snoda lungo il percorso della strada e del rio Fergia, affluente del torrente Caldognola, che nasce a nord del castello e corre sotto le sue mura ad ovest. Dista dal capoluogo Nocera 10 km in direzione nord. A causa della sua posizione nascosta, è collegato visivamente al solo castello di Montecchio posto ad ovest. Il castello di Boschetto deve la sua nascita alle funzioni di controllo lungo uno dei valichi che portavano alla Marca, con queste finalità fu infatti costruito dai perugini nel 1304. Il tracciato originale di questa strada dovrebbe coincidere con quella attuale per tutto il tratto che dalla via Flaminia sale al castello, qui si divide in due rami, il primo si dirige ad est e il secondo a nord, questo a sua volta oltrepassate le mura del castello si dirama in altre direzioni. Tra le diverse strade che si intersecano tra di loro lungo il valico non è facile poi individuare quella originale. Il rio Fergia muoveva, grazie alla sua abbondante quantità di acqua, diversi mulini. Di questi si hanno notizie nei rogiti notarili del sec. XV. Uno di essi era fino a pochi anni fa ancora funzionante dopo la sua trasformazione in macina per la polvere di pietra. Tracce di altri due si notano lungo il corso del torrente che aveva una certa importanza se gli statuti comunali nocerini del 1371 gli dedicano un capitolo. La posizione all’imbocco di un valico e poco distante dalla via Flaminia, doveva fare di Boschetto un centro con un discreto movimento commerciale, tanto che nel 1508 gli uomini dell’università del “castrum” chiedono di istituire una fiera: ” Die XXI Junii 1508. (…) supplicatio universitatis castri Buschitti (…) habere nundinas apud dictum castrum ad augumentatione dicti castri (…) concedere eis licentiam (…) congregare nundinas liberas et exemtes ab omni gabella et solutione (…) “. La richiesta venne accolta favorevolmente e la fiera continuò a svolgersi malgrado una supplica in senso contrario fosse rivolta per far si che essa cessasse l’anno successivo. Boschetto si trova al confine nord del comune e gli abitanti del castello e del suo distretto hanno sempre posseduto terreni in territorio di Gualdo Tadino. Il passaggio delle derrate con i relativi pedaggi sono state causa di continue liti che si sono susseguite per lunghissimi anni tra quel comune e quello di Nocera. Il Guerrieri nella sua storia di Gualdo Tadino riporta notizie di queste liti dal sec. XV fino al sec. XVIII. L’autore dedica molte pagine a queste vicende, seguendo il loro svolgersi nel periodo indicato. Può essere interessante riportarne un brano: ”Sul finire del 1479, gravi contrasti sorgono infatti tra nocerini e gualdesi per questioni di confine e specialmente perché i gualdesi impedivano agli abitanti del territorio nocerino confinante con essi, cioè Gaifana e Boschetto, di trasportare alle proprie case i prodotti agricoli di quei terreni che gaifanesi e boschettani, possedevano al di là del loro confine, cioè in territorio di Gualdo. Tra i due comuni si interpose il Legato di Perugia e del Ducato di Spoleto, card. Gio.Battista Savelli, che nei primi giorni del gennaio 1480, ordinò loro di eleggere ciascuno due cittadini i quali, unitamente ai rispettivi podestà, avessero pieni poteri per comporre la difficile vertenza. (…) si fissavano anzitutto, medianti termini esatti, i rispettivi confini territoriali; si stabiliva poi che così i gualdesi come i nocerini, avrebbero potuto promiscuamente esercitare il diritto di pascolo e di far legna senza pagare balzelli, su una limitata zona del territorio sia di Gualdo che di Nocera, posta ai due lati di questo confine, salvi però i beni privati. Come eccezione i nocerini avrebbero potuto far pascolare i propri armenti, nelle praterie che i privati cittadini di Nocera possedevano nel territorio di Gualdo (…). Nelle strade attraversanti il confine, nocerini e gualdesi si riservavano il diritto d’imporre tasse di pedaggio e balzelli, sui passeggeri e le merci, solo ne dovevano andare esenti i gualdesi che penetravano nel territorio di Nocera e i nocerini che passavano in quello di Gualdo (…). Ai nocerini che possedevano terreni al di là del confine, nel territorio di Gualdo, sarebbe stato lecito asportare liberamente il fruttato nel territorio di Nocera e lo stesso avrebbero potuto fare i gualdesi possessori di beni nel comune nocerino (…). Le condanne pronunziate e i processi intervenuti tra le due popolazioni, in seguito alla questione dei confini territoriali, venivano annullati con una generale amnistia. I suddetti patti si giuravano sul vangelo e si prescriveva ai contravventori la multa di mille ducati d’oro (…)”. Le rovine del castello attualmente sono completamente coperte dal bosco e la fitta vegetazione impedisce capire le effettiva dimensioni della struttura, un aiuto fondamentale comunque è dato dalla carta pontificia in cui il “castrum” appare in tutta la sua estensione che è veramente notevole. Boschetto rappresenta un caso anomalo rispetto a tutti gli altri castelli del territorio nocerino, infatti per la sua costruzione ex novo si è scelto, malgrado le difficoltà causate dal terreno, uno schema ortogonale che lo distingue da tutti gli altri nei quali invece sia le mura che le costruzioni interne assumono un andamento tondeggiante od ellissoidale che sfrutta le linee di livello. Il castello di forma rettangolare, con un perimetro di circa 200 metri, presenta agli angoli quattro torri, due più piccole ad ovest e a nord e due più grandi a sud e ad est. Le prime sono rettangolari e di misura diversa tra loro, quella a ovest è lambita dalla strada e quella a nord è posta più in alto dato il dislivello del crinale dove sorge il castello. Le altre due sempre di pianta rettangolare presentano una rientranza a spigolo su uno degli angoli. Anche queste sono di grandezza diversa e poste a diversi livelli. Attualmente sono visibili resti delle torri sud ed ovest. Altri ruderi appartengono alle mura ovest ed est. Tutto il colle è poi pieno di detriti e buche profonde in cui si intravedono archi ed altri particolari. I resti più consistenti appartengono a quella che probabilmente era la porta del castello sporgente tra le torri sud ed est. Malgrado sulla carta non sia segnata nessuna strada di accesso, nella boscaglia è ancora visibile un camminamento. Si doveva trattare di una doppia porta come testimoniato anche in un atto notarile del 1505 rogato appunto tra le due porte del castello. I ruderi visibili sono lunghi alcuni metri ed attraverso alcune brecce nel muro si vedono una grande stanza con volta a botte e tre feritoie molto rovinate. Altro non si può dire se non che, in corrispondenza del punto più alto del colle, un grosso cumulo di macerie può far pensare alla presenza di una torre visto che da questa parte l’altura è meno ripida e sovrastata dalla collina prospiciente. In questa zona è anche evidente la presenza di un fossato, ora parzialmente ricolmo, che separava la strada dalle mura. Sempre qui, sulla carta pontificia, sporge un aggetto che va probabilmente identificato come un ulteriore elemento di difesa sul lato più vulnerabile. Solo uno scavo archeologico potrebbe rilevare le strutture interne del castello che sicuramente è uno dei più interessanti del territorio proprio per quelle caratteristiche di originalità che lo distinguono dagli altri. Nel luogo si trova una lapide a ricordare due partigiani nocerini li fucilati nell’aprile del 1944.

Fonte

I luoghi del silenzio, Tesi di Francesco Sorbelli