Aquila - 2009-04-05

5.9 grado - deep km: d.a. - 309 vittime

Il terremoto dell'Aquila del 2009 consiste in una serie di eventi sismici, iniziati nel dicembre 2008, con epicentri nell'intera area della città, della conca aquilana e di parte della provincia dell'Aquila. La scossa principale, verificatasi il 6 aprile 2009 alle ore 3:32, ha avuto una magnitudo momento (MMS) pari a 6.3 (5.8 o 5.9 sulla scala della magnitudo locale), con epicentro alle coordinate geografiche 42°20?51.36?N 13°22?48.4?E ovvero in località Colle Miruci, a Roio, nella zona compresa tra le frazioni di Roio Colle, Genzano e Collefracido, interessando in misura variabile buona parte dell'Italia Centrale. A evento concluso, il numero definitivo è di 309 vittime, oltre 1.600 feriti e oltre 10 miliardi di euro di danni stimati. La città e l'intera conca aquilana, sin dal XIV secolo, è sempre stata soggetta a eventi tellurici di grave o media intensità. Nella sua storia due gravi terremoti si sono abbattuti sulla zona prima del 2009 con una periodicità di circa 300 anni. Il terremoto del 26 novembre 1461 di magnitudo 6.5, che costrinse la città a un restauro totale in stile rinascimentale. Il terremoto del 14 gennaio 1703, soprannominato "Grande terremoto", per la grave devastazione portata nella conca, di magnitudo 6.8. Gran parte della città, rasa al suolo, fu ricostruita nei canoni tardo barocchi, e gli edifici rinascimentali, ricostruiti ex novo. Mantennero soltanto alcune facciate di chiese, come Collemaggio, e le mura medievali. La scossa della notte del 6 aprile è stata preceduta da una lunga serie di scosse o sciame sismico. La sequenza si è aperta con una scossa di lieve entità (magnitudo 1.8) il 14 dicembre 2008 e poi è ripresa con maggiore intensità il 16 gennaio 2009 con scosse inferiori a magnitudo 3.0 per poi protrarsi, con intensità e frequenza lentamente ma continuamente crescente, fino all'evento principale. Inizialmente, oltre alla zona dell'aquilano, è stata interessata, come epicentro dell'attività, anche la zona di Sulmona (17 e 29 marzo 2009, magnitudo 3.7 e 3.9). La localizzazione dell'epicentro. La scossa distruttiva si è verificata il 6 aprile 2009 alle 3:32. L'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, ha registrato un sisma di magnitudo momento 6.3 MMS. Secondo la scala di magnitudo locale (la cosiddetti scala Richter, poco adatta a descrivere sismi di questo tipo) il valore registrato dai sismografi è stato di 5.9 ML risultando così un sisma di moderata intensità rispetto ai valori massimi reali raggiungibili da tale scala sismica. In termini di scala Mercalli di misurazione dei danni, la stima iniziale dell'INGV è stata tra l'ottavo e il nono grado. Vi è stata una certa confusione sul valore della magnitudo, sia per l'uso di scale di magnitudo diverse, sia per poca chiarezza nella loro presentazione. Ad esempio, una sezione del sito Internet dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) riporta una registrazione di una magnitudo locale 6.2 mentre in altre sezioni è stato presente per circa un anno il dato 5.8 ML. In realtà il Peak ground acceleration, ovvero il picco massimo di accelerazione al suolo, durante la scossa del 6 aprile, è arrivato fino a 0.68 g, valore teoricamente attribuibile a sismi che raggiungono magnitudo fino a 7.2–7.4. Il 4 aprile 2010 l'INGV rettifica la magnitudo locale in 5.9 ML, valore determinato da "calcoli successivi di maggiore precisione". Tuttavia l'analisi testuale del fenomeno presente sul sito istituzionale dell'INGV riporta ancora il valore 5.8 ML. Alcuni giornali e un telegiornale nazionale hanno riferito che l'INGV avrebbe rivisto, nelle ore seguenti all'evento, le stime della magnitudo Richter.I dubbi che alcuni ancora nutrono sulla reale magnitudo sono ancora in parte dovuti anche al fatto che nella confusione nei primissimi minuti dopo il sisma, in attesa di calcoli precisi, erano stati diffusi dati fantasiosi sulla reale intensità del sisma. In ogni modo, per un sisma di questa intensità, la misura della magnitudo locale ha scarsissimo interesse, al contrario del valore della magnitudo momento (MMS), per la quale non vi è mai stato dubbio sul valore 6.3. Dopo il 6 aprile, nelle 48 ore dopo la scossa principale, si sono registrate altre 256 scosse o repliche, delle quali più di 150 nel giorno di martedì 7 aprile, di cui 56 oltre la magnitudo 3.0 ML. Tre eventi di magnitudo superiore a 5,0 sono avvenuti il 6, il 7 e il 9 aprile. Dall'esame dei segnali della stazione INGV aquilana (AQU, ubicata nei sotterranei del Forte spagnolo), sono state conteggiate oltre 10 mila scosse. Nei giorni successivi alla scossa principale altri intensi focolai sismici si sono sviluppati a sud-est del capoluogo (Valle dell'Aterno, epicentro Ocre: scosse del 7 e dell'8 aprile 2009 con magnitudo tra 3.0 e 5.6 MMS) e poco più a nord (zona del Gran Sasso, epicentro Campotosto: scosse del 6, 7, 8, 9, 10 e 13 aprile 2009 con magnitudo tra 3.1 e 5.4 MMS). Lo sciame sismico successivo all'evento principale del 6 aprile si sposta dunque in zone limitrofe a nord-ovest della città e in generale della conca aquilana (Pizzoli, Campotosto e Montereale). Un altro evento di magnitudo 4.7 MMS (4.5 ML) è avvenuto alle ore 22.58 del 22 giugno, con epicentro vicino all'abitato di Pizzoli, a 11 km dall'Aquila. Nella stessa giornata, e soprattutto nella mattinata immediatamente successiva ci sono state anche numerose scosse minori. Altre scosse rilevanti si sono verificate il 3 luglio (magnitudo 4.1 ML alle ore 13:03 con epicentro tra L'Aquila e Pizzoli, preceduta da altri due eventi di magnitudo 3.4 ML alle ore 03:14 e 3.6 ML alle ore 11:43), il 12 luglio (magnitudo 4.0 ML alle ore 10:49 con epicentro tra L'Aquila e Roio Poggio) e il 24 settembre (magnitudo 4.1 ML alle ore 18:14 con epicentro tra L'Aquila e Pizzoli[23]). Le scosse di assestamento si sono prolungate per circa un anno dall'evento principale e repliche di magnitudo 3 si protraggono tuttora. Ad esempio, il 30 ottobre 2011 e il 30 ottobre 2012 si sono registrate due scosse entrambe di magnitudo 3.6 ML. Nell'anno che ha seguito l'evento del 6 aprile, l'INGV ha dichiarato di aver registrato circa 18.000 terremoti in tutta l'area della città dell'Aquila. Analisi geosismologica. L'area interessata dall'innesco del sisma è una delle tante aree sismiche dell'Appennino, classificata a livello 2 della scala di riferimento del rischio sismico, con presenza di diverse faglie attive. Lo studio storico sulla sismologia locale nell'ultimo millennio evidenzia ciclicità sismiche con periodo di circa 300-350 anni essendo gli ultimi terremoti significativi avvenuti nel Quattrocento e nel Settecento con magnitudo momento fino quasi a 7. L'evento sismico del 2009 si colloca perfettamente all'interno di tale intensità e ciclicità e per il quale era nota la maggiore probabilità di occorrenza nella zona aquilana da parte della comunità sismologica rispetto ad altre zone dell'Appennino secondo il metodo scientifico di previsione sismica che è attualmente ritenuto il più concreto ovvero quello di natura statistico-temporale, sebbene logisticamente non utilizzabile a scopi di Protezione civile italiana in quanto temporalmente troppo esteso. Studi antecedenti tramite microzonazione sismica sulla sismicità del territorio aquilano, nei pressi del capoluogo stesso, avevano inoltre evidenziato la capacità di amplificazione delle onde sismiche, tramite i cosiddetti effetti di sito, fino a un fattore 10 da parte del sottostante terreno geologico esponendo quindi il territorio a un maggiore pericolo sismico; tali effetti, sul fronte della rilevazione e misurazione, sono comunque tenuti in debita considerazione dalla Scala Mercalli che valuta gli effetti del sisma sul territorio e le opere civili/edili. Le aree maggiormente coinvolte dalla potenza del sisma sono state proprio quelle soggette a tali effetti di sito per la presenza di terreno alluvionale incoerente che ha amplificato le onde sismiche superficiali (onde di Rayleigh) per quanto riguarda le zone vicino al fiume Aterno (ad esempio Onna, San Gregorio, Paganica), e di altre particolari condizioni geologiche per la zona del centro storico dell'Aquila e i quartieri a nord-ovest della città (Pettino), le quali tutte hanno riportato danni spesso anche maggiori rispetto alle zone più direttamente epicentrali. Dati di GPS e interferometria radar-satellitare (SAR) misurano inoltre dopo il sisma un abbassamento di circa 15 cm della zona est aquilana interessata. Il numero definitivo è di 309 morti, circa 1600 feriti di cui 200 gravissimi ricoverati negli ospedali di Teramo, Avezzano, Chieti, Pescara, Ancona, Roma, Rieti, Foligno e Terni, circa 65.000 gli sfollati, alloggiati momentaneamente in tendopoli, auto, alberghi lungo la costa adriatica. Il quotidiano abruzzese Il Centro ha pubblicato un database in continuo aggiornamento, con nome, cognome, foto, età, luogo di nascita, di morte, nazionalità, sesso e una breve storia di ogni persona morta sotto le macerie. Tra le vittime si registra il decesso di Giovanna Berardini che avrebbe dovuto dare alla luce sua figlia Giorgia il giorno seguente al terremoto e invece morì nella sua casa in via Fortebraccio insieme al marito e al figlio; per questo motivo, non è raro trovare nel conteggio delle vittime anche il nome della nascitura e, di conseguenza, un numero totale di 309 morti. Numerose le persone estratte vive dalle macerie, anche dopo molte ore dalla scossa principale, tra cui Marta Valente, 24 anni di Bisenti, studentessa di Ingegneria, salvata dopo 23 ore, Eleonora Calesini, 21 anni di Mondaino, estratta dopo 42 ore, nonché Maria D'Antuono, 98 anni di Tempera, trovata viva dopo 30 ore, che ha dichiarato di aver trascorso il tempo lavorando all'uncinetto. Il terremoto è stato avvertito su una vasta area comprendente tutto il Centro Italia, fino a Napoli, causando panico tra la popolazione, e inducendola a riversarsi in strada. La regione più colpita è stata l'Abruzzo, seguita dal Lazio. Alcuni lievi danni sono stati riscontrati nella zona di Ascoli Piceno, nelle Marche[49]. Secondo le stime inviate dal Governo Italiano alla Commissione Europea per accedere al Fondo Europeo di Solidarietà, il danno ammonta a circa 10,212 miliardi di euro avendo il sisma colpito direttamente una città e non una semplice zona rurale. La Protezione Civile dichiara colpita dal sisma un'area, o cratere sismico, che comprende tutti i comuni in cui il terremoto ha fatto sentire i suoi effetti dal 6º grado in su della Scala Mercalli, lista di comuni che viene poi allargata di qualche unità dopo protesta di alcuni che dichiarano di aver subito danni rilevanti. Al 9 agosto 2009 secondo la Protezione Civile gli sfollati erano 48.818, di cui 19.973 presso 137 tendopoli (in 5.029 tende), 19.149 in alberghi e 9.696 presso case private. A questi vanno aggiunte 273 persone presenti in 9 campi spontanei. Al 14 novembre 2009 il numero degli sfollati risultava pari a 21.874, di cui 671 in 17 tendopoli, 13.224 presso strutture alberghiere (delle quali 8.832 fuori della provincia dell'Aquila) e 7.979 in case private. Vi sono poi 4.764 persone che hanno avuto una sistemazione nelle C.A.S.E. e 480 nei M.A.P. Al 22 gennaio 2010 il numero degli sfollati risultava pari a 10.128, di cui 1.123 nelle caserme di Coppito e Campomizzi, 8.905 presso strutture alberghiere (delle quali 6.195 fuori della provincia dell'Aquila) cui vanno aggiunte le 12.056 persone che hanno avuto una sistemazione provvisoria nelle C.A.S.E. e le 2.362 che l'hanno avuta nei M.A.P. Il sisma ha apportato danni notevoli al patrimonio storico-artistico di cui era particolarmente ricca la città dell'Aquila; tutte le chiese (più di un centinaio), a partire dalle più importanti basiliche, sono state dichiarate immediatamente inagibili per lesioni o crolli importanti assieme a palazzi storici nel centro storico compreso il Forte spagnolo, uno dei simboli della città. Alla luce dei danni e delle vittime il sisma risulta il quinto terremoto più distruttivo in Italia in epoca contemporanea dopo il terremoto di Messina del 1908, il terremoto di Avezzano del 1915, il terremoto del Friuli del 1976 e il terremoto dell'Irpinia del 1980. Subito dopo l'evento distruttivo, oltre ai quasi immediati soccorsi, si è provveduto all'installazione di tende da campo, mentre i ricoverati del moderno ospedale San Salvatore, dichiarato inagibile al 90%, sono stati trasportati in una tendopoli adibita a ospedale oppure all'ospedale di Avezzano e in altre strutture della provincia. Il sisma ha completamente sventrato la sede della Prefettura dell'Aquila che avrebbe dovuto essere il centro di coordinamento dei soccorsi. Oltre alla Prefettura, tra gli edifici più importanti che sono crollati o fortemente lesionati in città ci sono la cupola della Chiesa delle Anime Sante, l'abside e transetto del Duomo e della Basilica di Santa Maria di Collemaggio, una parte della Casa dello Studente, il Dipartimento di Lettere e Storia e il Polo d'Ingegneria ed Economia dell'Università dell'Aquila presso Roio e l'hotel "Duca degli Abruzzi". La situazione più grave, escludendo il centro storico dell'Aquila, è risultata in Via XX Settembre, geomorfologicamente sfavorita, e nella zona della Villa Comunale dove molte abitazioni sono state dichiarate inagibili; molte case sono state seriamente danneggiate, una è crollata completamente vicino al palazzo dell'ANAS e altre palazzine/condomini sono venute giù in Via S. Andrea e in Via Campo di Fossa dove si sono registrate numerose vittime. Si stima che 10/15.000 siano gli edifici danneggiati. Particolarmente colpiti anche i quartieri periferici a nord-ovest della città. Tra i centri limitrofi minori fortemente colpiti ci sono Onna, Paganica, Tempera, San Gregorio, Villa Sant'Angelo, Roio, Fossa. Danni minori anche nella bassa provincia dell'Aquila e nelle provincie limitrofe del teramano e del pescarese. La Chiesa delle Anime Sante all'Aquila. Il sisma, assieme alle repliche più forti, è stato avvertito in tutte le cinque province laziali, e specialmente nel reatino, dove tra giugno e agosto si è generato un vero e proprio sciame sismico autonomo rispetto a quello aquilano. Tra i centri reatini più colpiti: Amatrice, Accumoli, Posta, Borgorose (centri peraltro storicamente legati all'Aquila, e compresi nella sua provincia fino al 1927). Il terremoto è stato forte al punto da creare danni lievi fino a Roma. Qui, il sisma delle 3:32 ha fatto riversare moltissimi cittadini nelle strade. La scossa principale è stata seguita da altre due, una verificatasi alle 4:37 e una seconda alle 18:38. Un primo bilancio parla di danni parziali alle Terme di Caracalla[57], di crepe su di un palazzo in via Andrea Doria (con conseguente evacuazione precauzionale di 8 appartamenti) e di chiusura della scuola "Figlie della Sacra Famiglia" in viale della Primavera, nel quartiere periferico di Centocelle, per problemi di staticità. Altre tre scosse poi, sono state avvertite nella capitale, una alle 1:15, una alle 11:27 e una alle 19:47 del 7 aprile le quali sono state piuttosto forti (rispettivamente 4.8, 4.7 e 5.6 MMS di magnitudo). Viene segnalata la morte di un uomo anziano per infarto miocardico, indotto dallo spavento in seguito alla seconda forte scossa (quella della sera del 7 aprile) che ha interessato la capitale. L'ultima scossa avvertita è stata quella del 9 aprile alle ore 21:38 (magnitudo 5.4 MMS). Il terremoto è stato inoltre avvertito nel Viterbese e nelle città di Rieti, Latina, Tivoli, Guidonia Montecelio e Frosinone e in altri comuni della Ciociaria e della zona del Cicolano, dove molti abitanti si sono riversati nelle strade a seguito della forte scossa delle 3:32. Anche alcune scosse di assestamento piuttosto forti sono state avvertite distintamente, contemporaneamente ad altre scosse avvenute nel reatino e una scossa di magnitudo 3.2 ha colpito la provincia di Roma alle 9:04 dell'11 aprile (epicentro: Moricone, ipocentro: 25 km). È stata nitidamente avvertita nella capitale anche la scossa del 22 giugno delle ore 22:58; tuttavia non si sono riscontrati danni a cose o persone.