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1688 Giovanni Domenico Cassini professore di astronomia all' università di Bologna, pubblicò la migliori carte prodotte fino a quel momento, dedotte da numerosissime osservazioni di assoluta certezza. Le elaboratissime effemeridi di Cassini procurarono al suo autore un invito alla corte del Re Sole che nel 1666 aveva dato la sua benedizione alla fondazione dell' Accademia Royale des Sciences, propugnata da Jean Colbert, suo primo ministro. Cassini cercò conferme alle sue teorie inviando una delegazione in Danimarca per visionare il "castello celeste" costruito da Tycho Brahe e confermò grazie alle "lune" di Giove latitudine e longitudine di due località, Parigi e Uraniborg. Ma fu proprio in questo momento che l'astronomo danese Ole Roemer, in visita nella capitale francese, scoprì che le eclissi di tutte e 4 le lune avvenivano in anticipo sul previsto quando la terra raggiungeva il punto di massima vicinanza a Giove nel suo moto orbitante intorno al sole, gettando perplessità alla teoria a causa dei ritardi di osservazione dovuti alla natura imprevedebile della luce.
1699 Se la soluzione proposta della declinazione magnetica era difettosa e ulteriormente inquinata dali capricci del magnetismo terrestre, come aveva scoperto Edmond Halley durante un viaggio di osservazione di quasi due anni, non restava che cercare altre soluzioni, come quella proposta da Samuel Fyler nel 1699, anziano rettore di Stockton nello Wiltshire in Inghilterra, per tracciare i meridiani sul cielo notturno. Identificando un diocreto numero di stelle che dall' orizzonte salivano fino il culmine del cielo era possibile tracciare una mappa e una tabella oraria che indicasse quando ciascuna linea meridiana sarebbe diventata visibile sull' orizzonte delle isole Canarie, dove a quel tempo passava per convenzione, il meridiano fondamentale. Il navigante avrebbe potuto osservare le stelle sulla sua testa alla mezzanotte ora locale. Se era la quarta fila di stelle, tanto per fare un esempio e la tabella sentenziava che la prima fila di stelle si trovava sopra le Canarie, presupponendo che egli conoscesse l'ora, poteva concludere di trovarsi a una longitudine di tre ore o 45 gradi a ovest di quelle isole. Il metodo di Fyler presupponeva, persino nelle notti serene, un numero di dati astronomici maggiore di quello disponibile negli osservatori di tutto il mondo e il suo ragionamento era circolare come la sfera celeste.
1707 22 ottobre: vicino alla punta sud occidentale dell' inghilterra 4 navi britanniche presso le isole Scilly si incagliarono e quasi 2000 uomini persero la vita. Il problema di fondo rimane come misurare il tempo trasversale, dal momento che la terra ruotando su se stessa a 360 gradi impiega 24 ore e un ora coincide con quindici gradi come avanzamento di longitudine verso oriente od occidente. Ma come misurare il tempo senza strumenti di precisione appropriati?
1712 L'impazienza di Newton cresceva. Era chiaro ormai che l'unica speranza per risolvere il problema stava nelle stelle. Il metodo della distanza Terra-Luna, proposto parecchie volte nel corso dei secoli precedenti, acquistava credibilità e consensi mano a mano che la scienza astronomica migliorava. Grazie ai tentativi di Newton di formulare la legge della gravitazione universale, i moti della Luna erano più comprensibili e in una certa misura più prevedibili. Ma il mondo era ancora in attesa che Flamsted completasse il suo rilevamento del cielo stellato. Flamsted, fin troppo meticoloso, aveva trascorso quarant'anni a tracciare la mappa dei cieli e non aveva ancora pubblicato i dati raccolti. Li teneva ben sigillati a Greenwich. Newton e Halley riuscirono a mettere le mani su gran parte dei documenti di Flamsted e nel 1712 pubblicarono una edizione pirata del suo catalogo delle stelle. Flamsted si vendicò facendo incetta di trecento delle quattrocento copie stampate e bruciandole."Le diedi alle fiamme circa 15 gg fa", scrisse Flamsted al suo ex assistente Abraham Sharp. "Non so se Sir IN se ne rende conto, ma io ho fatto una gran gentilezza sia a lui che al dottor Halley". In altre parole i dati pubblicati, non sufficientemente provati come erano, potevano solamente screditare la reputazione di un astronomo. Poco distante un giovane curioso riuscì a mettere le mani su una serie di lezioni tenute a Cambridge di filosofia naturale ad opera di Nicholas Saunderson. All' epoca del noleggio, John Harrison sapeva già leggere e scrivere, fece una copia meticolosa, un riassunto sintetico con grafia chiara, minuta, regolare, dal titolo: "la meccanica di Mr Saunderson"
1713 Il naufragio delle navi dell' ammiraglio Showell alle Scilly ai primi del '700 rese più urgente che mai risolvere il problema della longitudine. Due contendenti che si gettarono nella mischia furono William Whiston e Humphrey Ditton, amici e matematici, il primo che rivestiva la cattedra di matematica a Cambridge prendendo il posto del mentore Isac Newton e il secondo a capo della scuola di matematica del Christ's Hospital di Londra. I due escogitarono un progetto basato sui suoni di riferimento, tipo colpi di cannone cadenzati sparati a intervalli regolari in punti nevralgici che potevano arrivare fino a 150 km. Se pertanto si fosse stabilito un certo numero di punti strategici, di mare in mare, i naviganti avrebbero potuto calcolare la distanza del loro vascello dai cannoni delle navi fisse confrontando il tempo noto del segnale previsto e quello a bordo del vascello nel momenti in cui lo si percepiva. Il problema era l'irregolarità del suono ma la critica fu accompagnata dal connubio con dei fuochi da lanciare in cielo , in modo da combinare suono e luce, in modo da associare il suono percepito con l'esplosione a 2000 metri da terra. Whiston era contento quando il 7 luglio 1713 assistette a una esplosione di fuochi di artificio valutando che poteva essere percepita fino a quasi 200 km di distanza.Il 10 dicembre 1713 la proposta Whiston-Ditton fu di nuovo pubblicata e nel 1714 uscì un volume dal titolo "un nuovo metodo per calcolare la longitudine per terra e per mare". Malgrado tutta una serie di problemi logistici insormontabili la proposta nella sua utopia ebbe il merito di accelerare la soluzione del giallo! Intanto Harrison completò il suo primo orologio a pendolo, quando non aveva ancora venti anni e senza basi preesistenti di meccanica e di un apprendistato orologiaio.
1714 Il parlamento inglese con il famoso emendamento "Longitudine Act" stanziò la somma più cospicua, fissando un premio di entità notevolissima per un sistema "praticabile e utile" atto a determinare la longitudine. L'orologiaio inglese John Harrison, genio della meccanica, che fu il pioniere della scienza della misurazione del tempo mediante strumenti precisi e portatili, dedicò la sua vita a questa ricerca. Egli realizzò ciò che Newton ritenne impossibile, inventò un orologio che come una fiamma eterna, avrebbe trasportato l'ora esatta del porto di partenza a ogni remoto angolo della terra.
1717 Gli studiosi si interrogano su come abbia fatto Harrison a ottenere risultati senza basi se non quelle delle vivisezioni operate su meccanismi analoghi, pendole e orologi all' epoca costavano moltissimo ed é un mistero che cosa egli avesse potuto smontare. Non si ha notizia di nessun orologiaio, tranne lo stesso Harrison autodidatta, che all' inizio del settecento vivesse o lavorasse nel nord del Lincolnshire. Nel 1715 e 1717 Harrison costruì dopo il primo esemplare del 1713, altri due orologi a pendolo, pezzi oggi scomparsi o arrivati a noi smembrati. A questo proposito la tavola dell' equazione del tempo, ritrovato come documento ufficiale attribuito ad Harrison all' interno di di una superficie interna di uno dei pezzi, come carta protettiva era stato utilizzato per conservare per i posteri il legno dolce. Il documento é visionabile oggi a Guildhall nella stessa vetrina che contiene il primo orologio. La tabella consentiva di rettificare la differenza fra ora solare, ovvero ora vera (indicata dalla meridiana) con l'ora media, artificiale ma più regolare, ottenuta per mezzo di pendole che battevano il mezzogiorno ogni 24 ore. Una scala mobile indicava la disparità fra il mezzogiorno solare e il mezzogiorno medioche si ampliava e si restringeva con il mutare delle stagioni.
1720 Intorno al 1720, dopo che Harrison si fu fatto una certa reputazione come orologiaio, Sir Charles Pelham lo ingaggiò per costruire un orologio sulla torre sovrastante le nuove scuderie della sua dimora a Brocklesby Park. L'impresa era un invito a nozze per Harrison e nel 1722 l'orologio con mirabile cassa in legno e privo di parti da dover lubrificare, con meccanismi senza frizione, fu inaugurato e ancora oggi dimostra la sua affidabilità funzionando ininterrottamente da allora, salvo un intervento di manutenzione avvenuto nel 1884. Harrison con questo lavoro dimostra la sua grande abilità come falegname costruendo ruote dentate in legno di quercia! Guardando a ritroso, risulta chiaro che proprio nella torre di Brocklesby Park, eliminando la necessità di lubrificare gli ingranaggi, Harrison compì il primo passo decisivo verso la costruzione di un orologio marino. Un orologio che non avesse bisogno di olio, una assoluta novità a quei tempi, avrebbe avuto maggiori probabilità di essere preciso in mare più di ogni altro strumento fino allora costruito. I lubrificanti infatti si ispessivano o assottigliavano a seconda delle variazioni della temperatura durante il viaggio con la conseguenza che l'orologio andava avanti o indietro...o addirittura si fermava.
1721 Malgrado la bandiera bianca fissata sul prematuro catalogo delle stelle, Newton continuò a credere che sarebbero stati i moti regolari del grande universo meccanico a guidare le navi attraverso gli oceani. Un orologio costruito dall' uomo sarebbe stato senz'altro un utile accessorio ai calcoli astronomici ma non avrebbe mai potuto sostituirli. Nel 1721, dopo sette anni di servizio nella Commissione, in una lettera a Josiah Burchett, segretario dell' Ammiragliato così scrisse: "...un buon orologio può essere utile per tenere l'orientamento in mareper qualche giorno e per conoscere l'ora di un osservatore celeste, e a tal fine può bastare un buon orologio montato su rubini, finché non se ne troverà uno migliore. Ma se in mare si perde la longirudine non la si ritroverà con nessun orologio". Newton morì nel 1727 e quindi non era presente quando quattro decenni più tardi, il cospicuo premio fu finalmente assegnato al costruttore autodidatta di un orologio da tasca di proporzioni superiori al normale.
1725 Prima del 1725 un certo Saint Pierre chiese udienza a Carlo II dalla Manica per ritornare alle vecchie teorie della luna da prendere in riferimento, come aveva fatto circa 160 anni prima Jhoannes Werner. Il Re avendo la flotta più importante del globo e trovandosi nella condizione di migliorare a tutti i costi la navigazione per avere dei vantaggi strategici e rivendicare per primo sul suolo inglese la risoluzione, mise insieme un grppo di lavoro con nomi roboanti come Hooke Robert erudito e l'archietto delal cattedrale di San Paolo a Londra e l'esperto che aveva il compito di valutare le mappe stellari e la loro credibilità, John Flamsteed che propose di monitorare costantemente il cielo per rifocalizzare le mappe, dal momento che il sistema delle 4 lune di Giove non era fattibile. Flamstdeed dopo ave svolto la mansione di osservatore del re per molto tempo, si trasferì dopo che il progetto osservatorio era decollato nel 1675 e l'anno successivo grazie ai lavori della triade comparve la Flamsteed House che consentì una attenta osservazione con pubblicazione particolareggiata delle mappe avvenuta dopo la morte di Flamsteed nel 1725.
1727 Dal 1725 al 1727 i fratelli costruirono due esemplari di pendola a cassa alta, la tipica pendola del nonno.James le firmò entrambe e anche se il nome di John non compariva, il cervello elaborante che aveva portato alla nascita di quei magnifiche pendole del nonno non poteva essere che quello del progettatore principe. Questi due oggetti denominati per un motivo ben preciso griglia e cavalletta, scandivano il tempo in maniera pressoché perfetta, grazie all' uso combinato di ottone acciaio che compensavano la dilatazione e la contrazione dei materiali fino ad allora usati per quei meccanismi. Il pendolo in questo modo non andava mai troppo in fretta e neanche troppo piano. Lo scappamento a cavalletta - il congegno che contava i battiti del cuore dell' orologio - prendeva il suo nome dal movimento dei suoi componenti incrociati che scattavano come le zampe posteriori di un insetto nell' atto di saltare, ma pacatamente, senza l'attrito che era la maledizione degli scappamenti in uso. Si parla di una tolleranza all' errore di un secondo nell' arco di un mese, dato rilevato da tutta una serie di misurazioni astronomiche portate a supporto durante notte rigorosamente fonde, dove in concomitanza dell' ora veniva registrata la posizione degli astri, ottenendo una schedulazione ciclica. Solo nel 1727, a quanto dichiarò lui stesso, Harrison iniziò a rendersi conto grazie alle voci percepite sul premio che i suoi progressi potevano risolvere definitivamente il problema della longitudine. Aveva già risolto il problema del lubrificante, raggiunto un nuovo grado di precisione con un meccanismo privo di attrito, ma per ottenere le 20 mila sterline doveva buttare il suo pendolo a griglia per dedicarsi a una cavalletta marina indissolubile, con una serie di molle a moto alterno inossidabili e autosufficienti per resistere anche alle onde più furiose. Gli ci vollero 4 anni per arrivarci!
1736 Un oscuro orologiaio di nome John Harrison durante un viaggio a bordo della Centurion fino a Lisbona propose una promettente possibilità. Grazie a un dispositivo che migliorava l'approssimazione dei calcoli, l'aggeggio mostrò durante il viaggio di ritorno che la rotta era fuori di sessanta miglia rispetto all' obiettivo da raggiungere. Senza preparazione teorica, nè apprendistato pratico presso un orologiaio, Harrison costruì una serie di orologi quasi del tutto privi di attrito, che non abbisognavano di lubrificazione o polizia, fatti di materiali inattaccabili alla ruggine, in grado di mantenere le parti mobili in perfetto equilibrio reciproco a prescindere da come, intorno a loro, il mondo si impennava e rullava. Tali risultati però furono vanificati dalla comunità scientifica, che diffidava della scatola magica di Harrison.

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